Il recupero della copertura della Chiesa di Santo Stefano a Soleto è avvenuto tra Ottobre e Dicembre 2020 e si inquadra all’interno del progetto “I colori di Santo Stefano. Due culture un solo mare” del Comune di Soleto in collaborazione con l’IC G. Falcone e P. Borsellino. Il progetto di restauro, eseguito sotto la sorveglianza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto, con Direttore e RUP dei lavori l’Arch. Giorgio Pellegrino e con il Coordinamento della sicurezza dell’Ing. Annalisa Lorenzo, prevede anche l’adeguamento del locale prospiciente, che diventerà il punto di accoglienza dei visitatori. I lavori sono eseguiti dalla ditta Guglielmo Costruzioni s.r.l.
La necessità di intervenire sulla copertura è stata determinata dalla presenza di infiltrazioni di acqua piovana che avrebbero potuto causare il degrado delle superfici dipinte straordinariamente conservate all’interno della chiesa. Le operazioni hanno eliminato le cause di degrado attraverso una manutenzione straordinaria del tetto oggi in opera.
Con Il cantiere racconta Zoom Culture si propone di valorizzare cantieri di restauro o restauri effettuati su beni culturali attraverso un racconto interattivo e immediato che permette di fruire in situ beni culturali temporaneamente inaccessibili, con contenuti esplicativi sulla chiusura e le attività in corso. Il cantiere diviene luogo privilegiato di conoscenza, per un avvicinamento del pubblico alle tematiche del restauro, della conservazione, della diagnostica come elementi imprescindibili per una fruizione e comprensione complete del patrimonio.
FASI DEL RESTAURO
La copertura della chiesa ha subito numerosi rifacimenti a partire dai primi del Novecento e fino a pochi decenni fa. L’intervento di recupero riguarda quindi una struttura di recente realizzazione la cui tecnologia non è frequente per le coperture a falde: il manto in coppi e sottocoppi piani – che poggia su tavolato, listelli e capriate lignee – è allettato infatti su uno strato di malta in genere non presente. Si è dunque conservato lo stato di fatto con azioni puntuali e mirate non solo ad eliminare i rischi di infiltrazione ma anche a garantire l’integrità dell’opera.
Le forme di degrado riscontrate riguardavano in particolare la rottura di coppi e sottocoppi della copertura, la presenza su questi di depositi coerenti e incoerenti, dovuti anche a biodeteriogeni, e la decoesione della malta di allettamento sottostante (Figura 1): fenomeni che provocavano l’assorbimento di acqua meteorica e quindi infiltrazioni nella copertura, fino all’interno della struttura.
Fase A – MONTAGGIO DEL PONTEGGIO E DELLA TETTOIA
In questa prima fase è stato montato il ponteggio su tre lati della chiesa (Nord, Ovest, Sud) in modo da poter operare su entrambe le falde della copertura (Figura 2). A completamento è stata predisposta una tettoia per proteggere da piogge e agenti atmosferici l’interno della chiesa durante i lavori (Figura 3).
Fase B – INTERVENTI SULLA COPERTURA
- Pulitura: coppi e sottocoppi del manto sono stati sottoposti a trattamento fungicida, a pulitura meccanica manuale con spazzole e a lavaggi con acqua a bassa pressione. La malta di allettamento è stata sottoposta a pulitura meccanica con rimozione di depositi coerenti e incoerenti e parti ammalorate.
- Rimozione puntuale, sostituzione e riposizionamento: nelle aree di intervento, coppi e sottocoppi integri sono stati temporaneamente rimossi, puliti meccanicamente dai residui della precedente malta di allettamento (Figura 4) e riposizionati. Gli elementi che presentavano fratture e lesioni sono stati sostituiti con dei pezzi artigianali realizzati ad hoc con un cromatismo affine, per rispettare l’unitarietà dell’opera (Figure 5, 6, 7). L’intervento più consistente è avvenuto sulla linea di colmo, che presentava i maggiori fenomeni di degrado. La malta è stata reintegrata o risarcita, per ciascun coppo e sull’intero tetto, con una malta idraulica idonea a resistere agli agenti atmosferici (Figura 8).
- Velatura: al fine di conservare l’integrità visiva della copertura sulla malta idraulica è stata applicata una velatura con cromatismo affine ai coppi originari (Figura 9).
Fase C – TRATTAMENTO ANTITARLO DELLE CAPRIATE
Questa fase ha riguardato l’interno della chiesa. Le capriate e la struttura secondaria sono state trattate con antitarlo steso a pennello (Figura 10) per evitare, con altre metodologie di applicazione, la compromissione della decorazione murale.