Conoscere Santo Stefano
Chi entra nella piccola chiesa di Santo Stefano, a Soleto, cuore della Grecìa Salentina, viene investito da una tempesta di colori folgorante. Ed è una cosa che succede a tutti, non solo allo storico dell’arte o allo studioso. Le pareti spoglie e monocrome delle viuzze del borgo di Soleto celano un’esplosione cromatica che, al di là di ogni lettura storica, oltre ogni preparazione, fa emozionare.
Sulle pareti della chiesa di Santo Stefano in effetti è racchiusa la storia di un incontro importante, quello tra la cultura greca e quella latina in una sorta di fermo immagine che ha oltre settecento anni di età. I pigmenti e le figure degli affreschi raccontano l’Oriente greco che si mescola al mondo al di qua dell’Adriatico, in una sintesi raffinata ma anche immediata.
Un bene culturale unico
Lo straordinario valore di quest’opera e la sua unicità in Puglia sono legate alla presenza di un ciclo pittorico completamente dedicato alla vita del primo martire cristiano, Santo Stefano. La sua rilevanza è dovuta inoltre alla committenza di Raimondo del Balzo Orsini (noto poi come Raimondello), uno dei più importanti feudatari del Regno di Napoli della seconda metà del XIV secolo, il quale molto probabilmente volle Santo Stefano quale sua cappella personale. La chiesa rappresenta uno dei pochi e meglio conservati esempi di arte tardogotica in Puglia, e si inserisce tra gli straordinari cantieri che Raimondello, la moglie Maria D’Enghien e il figlio Giovanni Antonio hanno lasciato nella provincia di Lecce. Fu un luogo di incontro e commistione tra influssi, culture, linguaggi espressivi del mondo orientale e occidentale. La sua grecità, segno della cultura ellenofona che caratterizza ancora oggi il territorio della Grecìa Salentina, è testimoniata sia da elementi architettonici, in parte scomparsi, tipici del rito greco sia dal linguaggio pittorico della fase più antica della decorazione murale (seconda metà del XIV sec.). Le fasi più recenti degli affreschi parlano invece una lingua diversa, quella del gotico internazionale, riconducibile agli influssi di Raimondello del Balzo Orsini e della sua corte.
Come orientarsi in questa esplosione cromatica
La piccola aula rettangolare conserva pareti completamente ricoperte da pitture murali. Le superfici interamente dipinte possono confondere e quasi sopraffare per la continuità e quantità delle raffigurazioni, ma in realtà questa moltitudine di figure e rappresentazioni, risponde ad un ordine ben preciso e si possono riconoscere più “cicli” pittorici, che sono in relazione l’uno con l’altro. Nella parete absidale sono raffigurate scene tratte dal Vecchio Testamento e dai Vangeli; in controfacciata, come accade solitamente, trova posto la Visione apocalittica con il Giudizio universale. Le porzioni superiori delle pareti longitudinali ospitano, a sinistra, la vita di Cristo e, a destra, il ciclo agiografico di Santo Stefano. Le porzioni inferiori sono occupate da santi a tutt’altezza, inquadrati in cornici e raggruppati in dittici o trittici, quasi come colonne poste a reggere l’edificio sacro.
Storie della vita di Santo Stefano
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La narrazione della vita di S. Stefano, ispirata anche da testi apocrifi, si sviluppa nella parte superiore della parete longitudinale destra, articolata in due registri orizzontali e 16 riquadri. Questi hanno tutti uniformi fondi blu e non presentano alcuna iscrizione al contrario del ciclo cristologico. Il ciclo è unico in Puglia per la completezza di episodi sulla vita del Santo, dalla preghiera dei genitori agli episodi di conversione fino al suo martirio. Ha una forte tendenza narrativa e di costume, con numerosi dettagli di vita quotidiana intrisi di gusto cortese, una grande cura nella resa dei tessuti d’arredo, dei copricapo e delle pettinature (come nella Nascita di Santo Stefano) e una peculiare attenzione per la resa scenica degli ambienti interni e delle architetture (come nell’Apparizione di un angelo ad un anziano dormiente). La rappresentazione del martirio di S. Stefano suggerisce una polemica antiebraica (la rotella rossa sul petto identifica gli esecutori del martirio come ebrei).
Teoria di Santi e Sante
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Il registro inferiore delle pareti longitudinali e della controfacciata ospita figure di santi e sante. In piedi, a grandezza naturale secondo una pratica diffusa nelle chiese bizantine tardomedievali, sembrano quasi reggere simbolicamente la chiesa. Santi orientali e occidentali si affiancano. Alcuni gruppi di figure possono essere letti come trittici (Cristo Sapienza, la Madonna con bambino e Santo Stefano nella parete destra, Santa Tecla, Maria Maddalena e Santa Caterina d’Alessandria” nella parte sinistra) e dittici (Sant’Antonio Abate e San Nicola di Mira nella parete destra). La Crocifissione e San Giovanni Battista e San Simone appartengono ad una fase precedente rispetto agli altri pannelli: è evidente infatti il linguaggio pittorico bizantino dagli incarnati scuri, dalle perline che profilano le aureole, dalle lumeggiature bianche che rendono movimento e volume dei panneggi, dalla ieraticità delle figure. Gli altri pannelli sono contraddistinti dal linguaggio pittorico del Gotico internazionale nella resa dei volti, nella morbidezza dei gesti e delle pose, nei volumi dei panneggi resi con il chiaroscuro, nell’attenzione ai particolari degli abiti e delle pettinature ricercate che riflettono le mode delle corti del tempo.
In controfacciata, anche le figure di San Gioacchino e Sant’Anna con Maria Bambina possono essere lette come un dittico, la rappresentazione dei genitori della Vergine è molto rara in Puglia come anche la stessa figura di Sant’Anna con Maria Bambina.
Parete Absidale e Abside
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Si conservano nell’Abside le pitture della fase decorativa più antica. Suddivise su due registri, vi sono le raffigurazioni del Cristo come Logos e Concelebrazione con i Santi Vescovi e la Pentecoste. L’iconografia di origine paleocristiana del Cristo adolescente come Logos-Sapienza costituisce un’eccezione per la pittura bizantina, ma qui ne manifesta chiaramente il linguaggio espressivo. Le altre pitture della parete absidale appartengono a fasi esecutive successive, dichiarano la presenza di più maestranze, si esprimono con un linguaggio vicino alle miniature di area padana, alla pittura trecentesca lombarda, e tipico del Gotico internazionale. Le scene raffigurate nel registro superiore rimandano alle iconografie della controfacciata: l’Ascensione di Cristo, in un’unica scena con la Madonna orante, e la soprastante Visione dei Profeti preannunciano infatti la seconda venuta del Cristo Giudice e il Giudizio Universale. Questo sottolinea l’organica costruzione del programma iconografico della chiesa in cui ogni raffigurazione rinvia o ha elementi di connessione con la restante decorazione.
Giudizio universale e Deesis
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Il monumentale Giudizio universale che si dispiega in controfacciata è annunciato dalla Visione dei Profeti della parete absidale. La complessa narrazione, composta gerarchicamente dall’alto verso il basso, si articola in diverse scene e gruppi di figure dal sapore miniaturistico, in un movimentato racconto dai caratteri desunti sia ancora dal mondo bizantino che da quello occidentale, con connotazioni grottesche che rimandano alla pittura tardogotica di coevi cantieri settentrionali. In sommità, la Deesis, tema iconografico bizantino solitamente collocato nelle absidi, trova posto nel rosone quale naturale disco luminoso scelto in sostituzione della “mandorla” di Cristo. Sotto il Tribunale degli apostoli, S. Michele in atto di pesare le anime suddivide la narrazione in Paradiso e Inferno. Questo, rappresentato come un banco roccioso, si articola in bolge fiammeggianti che accolgono i dannati intorno alla figura in bassorilievo di Satana, realizzata in pastiglia.
Storie della vita di Gesù o "cristologico"
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Questa narrazione, collocata in alto sulla parete di sinistra, contiene scene della vita e della passione di Cristo tratte dai Vangeli canonici. Si dispiega su 3 registri orizzontali, in una sequenza di 22 piccoli riquadri di diversa lunghezza, con fondi alternati blu e rossi nei quali Cristo viene di conseguenza raffigurato con il mantello ora rosso ed ora blu. A scene tipiche del mondo bizantino (Miracolo della montagna; Entrata di Cristo a Gerusalemme) si affiancano raffigurazioni inconsuete sia in ambito bizantino che nell’arte italiana trecentesca (Il bacio di Giuda o La caduta di Cristo sotto la croce). Si tratta di una rappresentazione carica di espressionismo, con poche ed essenziali architetture – di gusto trecentesco – e scene di vita quotidiana evocate da pochi e significativi particolari e dettagli realistici (ad esempio i personaggi che assistono al miracolo della resurrezione di Lazzaro sono raffigurati in atto di tapparsi il naso).